09 febbraio 2009

Letteratura: il periodo Barocco

Nota enciclopedica
L’età barocca in letteratura è caratterizzata dalla decadenza e successivo ribaltamento delle ‘regole’ che erano proprie della poesia fino a quel momento. In particolare si osserva un superamento del canone pretrarchesco, attraverso lo sviluppo di una poesia più artificiosa e musicale, dove l’elemento estetico prevale sul contenuto.
Figura principe di questa età letteraria è il napoletano Giovan Battista Marino il quale, attraverso una poesia che mira a meravigliare il pubblico, a sorprenderlo, e soprattutto attraverso una ricerca del successo letterario basato, per sua stessa ammissione, più sulla tiratura dei libri che sulla qualità dei lettori, segnerà il mondo a sé contemporaneo con una poesia metaforica e ricca di ‘concetti’, cioè accostamenti tra elementi della realtà in apparenza sconnessi i quali vengono presentati in maniera enigmatica, per stuzzicare l’intelletto del lettore e per creare, in definitiva, stupore.
Oltre a questo cambiano i temi rispetto all’età della Controriforma: l’Adone di Marino esalta per esempio la sensualità, ma nascono anche composizioni capaci di ridicolizzare il modello epico, non solo quello di Tasso, già criticato dall’Ariosto, ma addirittura l’epica greca, come nella Secchia rapita del modenese Alessandro Tassoni, storia questa di una guerra tra Modena e Bologna per il possesso di un secchio di legno, autentica parodia dell’Iliade di Omero.
Certo anche il Barocco ha i suoi classicisti, come il savonese Gabriello Chiabrera, autore di una poesia musicale ispirata ai canoni greci e caratterizzata dalla volontà di riproporre quegli schemi nella metrica italiana, tuttavia la critica contemporanea tende a riconoscere nel classicismo seicentesco, così ricco di effetti, una semplice variante del marinismo.
Poeta seicentesco che fa, invece, in un certo qual modo a sé è il frate calabrese Tommaso Campanella, autore di una lirica potente e suggestiva che vuole elevare l’uomo mettendo in evidenza i legami tra la realtà ed il modo metafisico, utilizzando per questo un linguaggio spesso vicino a quello biblico o dantesco.
Non manca la prosa, sia quella scientifica di Galileo, che con il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo introduce quella prassi conoscitiva ancora oggi conosciuta come “metodo scientifico”, sia quella dei romanzi di Giovanni Ambrogio Marini (Il Calloandro fedele) e di Francesco Fulvio Frugoni (Il cane di Diogene), così come non mancano gli esempi di novelle di qualità che, sempre nel rispetto del canone boccaccesco, raggiungono risultati pregevoli con Giovan Battista Basile (Lo cunto de li cunti, fiabe per bimbi) e con il fabbro Giulio Cesare Croce (Le sottilissime astuzie di Bertoldo).
Il teatro è forse l’espressione artistica nella quale l’età barocca fa davvero scuola, perché quest’arte è quella che meglio riesce ad esprimere l’ansia di rinnovamento che ha caratterizzato questo periodo, sia sul piano della caduta delle certezze umanistiche, sia su quello delle nuove proposte scientifiche. Con Shakespeare il teatro seicentesco raggiungerà quelle vette della rappresentazione alle quali molti riconoscono la capacità di raggiungere il vero attraverso una finzione, una vera e propria “messa in scena” che in un certo senso rifiuta la parola come mezzo adeguato all’espressione della realtà ultima. E’ il teatro di Black Friars.
All’Italia spetta però, proprio in questo secolo, il compito di fare da madrina a due nuove forme artistiche destinate al successo, il melodramma e la commedia dell’arte.
Il primo nasce in ambito letterario come dramma per musica e diventa progressivamente una forma di teatro cantato, attraverso la rivalutazione di alcune forme melodiche tipiche del teatro greco, come la monodia, che esalta la – bella - voce umana come strumento musicale per eccellenza. Dal melodramma nascerà l’opera lirica, laddove la musica andrà a prevalere marcatamente sulla recitazione.
La commedia dell’arte nasce invece a Padova a metà del Cinquecento con la Fraternal Compagnia di “ser Maphio Zanini”, ma prende maggiore impulso nel secolo successivo attraverso la rappresentazione comica di testi in parte tratti dai classici greci e latini, ma arricchiti da figure e situazioni del teatro regionale. A differenza di quanto sembra tuttavia, la comicità di questo tipo di teatro non è ingenua, derivando da un lavoro sofisticato che crea situazioni progressivamente complesse per le peripezie dei personaggi, anche attraverso l’utilizzo di una mimica molto ricca.

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Autore: A. di Biase
Fonte: La letteratura, Baldi-Giusso-Razetti-Zaccaria, Vol. III, Paravia . Il post contiene tuttavia considerazioni frutto di conoscenza personale.
Fonte iconografica: http://www.stiftmelk.at/

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