07 gennaio 2014

Paratissima 9 - 2013 prima parte - di Marco Salvario

Paratissima 9 – 2013 di Marco Salvario
                         Prima parte

L’edizione del 2013 non è stata una Paratissima da record per numero di artisti e di opere, nondimeno la manifestazione ha dimostrato di avere raggiunto maturità e consapevolezza. Sogna meno ma pensa in grande, non si basa più sull’improvvisazione e offre al visitatore qualità e coerenza, strizzando l’occhio anche fuori dall’orizzonte italiano.
Diventare grandi e invecchiare vuol dire perdere (tradire?) lo spirito ribelle e provocatorio del passato e questo è un peccato, ma nessuno rimane Peter Pan in eterno.
Paratissima ha fissato la sua sede anche per quest’anno al MOI, ex Villaggio Olimpico e ancora più ex Mercato Ortofruttifero di Torino: la ripulitura dei bei locali che hanno ospitato parte della logistica di Torino 2006, insozzati oltre ogni dire da un anno di abbandono e dalla stupidità umana, è stata un’opera epica e coraggiosa per la quale gli organizzatori meritano un applauso grande e convinto.
La locazione di San Salvario è stata definitivamente ripudiata perché le autorità hanno abbandonato il quartiere allo sfogo della movida torinese, dove le notti sono destinate all’intontimento alcolico e al grido animale, alla degradazione di se stessi e al disprezzo del prossimo.
Prima di iniziare la mia personale analisi dell’evento, come sempre premetto alcune puntualizzazioni.
Le segnalazioni e i giudizi che leggerete in questo articolo sono solo pareri personali e riguardano esclusivamente le opere di artisti che mi hanno colpito favorevolmente.  Se non si parla di voi, cari ragazzi di ogni età, rendetevi conto che la scelta era davvero ampia. Ho camminato fino a sentirmi i piedi bollire, ma non ho potuto vedere tutto: sicuramente tra quello che non ho visto ci saranno state opere che avrei potuto apprezzare e lodare, invece il destino ha voluto diversamente.
Mi sono soffermato esclusivamente sulle opere di pittura, scultura, grafica e fotografia, mentre non parlerò di multimedialità, moda, design, musica ecc.
Per smentirmi, una citazione (se la merita!) al cantautore Paolo Cecchin, trentenne dalla voce bella e pulita, che si è esibito giovedì 7 novembre alla stazione Lingotto della metropolitana.


Simone Benedetto


Il gorilla con tentacoli e pinne, il “Piovrilla”, è diventato uno dei simboli forti di questa Paratissima: una creatura di cemento nero e di dimensioni uno-a-uno realizzata per il (bio) parco Zoom. Tale opera può essere considerata simbolo di molta arte moderna: un essere in metamorfosi, forse in evoluzione e forse in disfacimento, che esce trionfante dal sottosuolo o che, al contrario, sprofonda vinto nella terra, cercando la propria salvezza. Un prodigio di equilibrio e ambiguità che si ripete in molte delle opere di Simone Benedetto, artista che della sua produzione fa arma violenta e spietata di critica alla nostra società. Messaggio simile, infatti, lo offre con l”Autoritratto”: una maschera antigas, realizzata in marmo bianco di Carrara, una protezione dietro la quale s’immagina un volto consumato e allungato, una testa da cavalletta. Anche l’uomo è diventato un mutante, destinato a lottare per adattarsi a un ambiente che, per sua grandissima colpa, diventa ogni giorno più ostile.
Due opere complete e impegnate, come le altre realizzate da Simone Benedetto, scultore giovane ma pienamente maturo, padrone e consapevole di se stesso, della propria arte e del mondo in cui opera.

Nota: Simone Benedetto ha vinto in questa edizione di Paratissima il premio Toro 2013 PIX. L’autore fa parte di GenerazionE=mc2


Isotta Cuccodoro


Un corpo nudo e bianco di donna avvolto da un panno rosso. Fotogrammi mossi, quasi indistinguibili. Una sequenza di sette immagini, attimi sfocati e statici, che suggeriscono un movimento veloce, una danza, una corsa. I gesti di una giovane ragazza che si preparava ad asciugare il proprio corpo dopo una doccia, diventano il veloce mulinare della muleta. Allegoria del desiderio maschile che il corpo femminile sempre suscita? La fragilità di un’adolescente che con la sua agilità sfida e, probabilmente, trafiggerà a morte (simbolicamente!) il suo corrispettivo maschile, eccitato e ubriaco di virilità insaziata. Oppure la ragazza è la vittima e il panno rosso è allegoria del suo sangue di vergine.
Isotta Cuccodoro si definisce “Arte Terapeuta”, quindi è attentissima alla comunicazione e al messaggio che le sue opere suggeriscono.
Presentata tra i quindici progetti fotografici selezionati tra i talenti emergenti, sicuramente è un’artista che ha convinto e che merita l’occasione che le è offerta.


Roberta Logiudice


Anche lei selezionata tra i talenti emergenti e anche lei autrice di una presentazione efficace e ben articolata.
Miti e donne del passato, colti nella loro essenza e incorniciati in bianche ed elaborate cornici. Un omaggio e un’analisi da parte di una donna al fascino eterno e ambiguo della femminilità, nei suoi misteri più arcaici e misteriosi. Lo sguardo dell’artista è ironico ma non irridente, attento e preciso nella propria analisi. Alla fine, spontaneità e capacità professionale si fondono in una creazione coerente e apprezzabile.


continua...

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