15 febbraio 2016

DALIDA E LUIGI TENCO amore e morte di marcello de santis

Il 27 gennaio morì Luigi Tenco, Insubria critica pubblica oggi un bellissimo articolo in sua memoria


DALIDA E LUIGI TENCO
amore e morte
di
marcello de santis


Dalida e Luigi Tenco a Sanremo nel 1957


Si era negli anni 50. Avevo sedici/diciassette anni, facevo il liceo classico con voti sufficienti ad andare avanti dignitosamente, del resto non potevo permettermi di studiare poco e farmi non dico bocciare ma neppure rimandare a settembre (fui sempre promosso nella mia carriera scolastica, al primo colpo); ché mio padre, infermiere con un salario modesto, faceva sacrifici enormi per fare studiare me e mio fratello più piccolo di tre anni (lui si diplomò in ragioneria, e io mi iscrissi a legge; e a tre esami dalla laura mollai, ormai lavoravo, e la cosa mi pesava non poco); e mia madre casalinga faceva i salti mortali per far quadrare i conti tra entrate (poche e solo il salario di papà) e uscite (solo spese per la casa, un gelato la domenica, qualche cinema a 25 lire d'ingresso, rare) e qualche lira da mettermi in tasca per le esigenze di ragazzo.
Dunque, dicevo, avevo sedici/diciassette anni, e avevo preso a corrispondere (an-dava di moda così tra noi studenti di liceo) con una ragazza francese di Marsiglia, Nicóle, che nel tempo divenne mia amica; che aveva un'amica che si chiamava Jocéline, con la quale corrispondeva il mio amico Marcellino; ragazze che in una imbarcata incosciente e giovanile andammo a trovare in Francia, con poche lire in tasca e col nostro francese scolastico; Nicóle, che poi - a distanza di tempo, ben trentuno anni dopo - rincontrai sui monti verdi dell'Alta Savoia dove ero in vacanza, in quell'estate, con la mia famiglia, e poi ancora in Ardèche (Francia) l'anno appresso, noi due, vecchi amici, sposati; e con figli grandi.

Ascoltavo la sera la mia tanto amata radio "Geloso" a valvole, (ve le ricordate le radio di una volta, ingombranti da non dire...?)  che era vicina al mio letto; alle 23.15, dopo una trasmissione di attualità e di cultura di una decina di minuti, intitolata Siparietto: - ed ora ecco a voi "Siparietto" a cura di Nicola Adelchi - non la dimentiche-rò mai, quella presentazione - presentavano ogni sera un cantante sconosciuto che meritava e/o che stava per raggiungere il successo, o si sperava che lo raggiungesse. Conobbi così un non ancora noto e giovanissimo Domenico Modugno con la sua Lu pisci spada.
Una sera parlavano di una cantante francese, di cui mi colpì la voce calda e morbida, piena, e in qualche maniera sensuale; chiaramente cantava in francese, ma lo scandiva bene e qualche parola qua e là riuscivo a captarla e capirne il significato; il nome non lo capii bene, Dalilà oppure Darilà o Daridà.
Ci scrivevamo, con la mia amica Nicóle, e il giorno appresso le invia una lettera in cui le chiesi notizie: chi fosse quell'artista, mi rispose dandomi spiegazioni sufficienti per conoscerla un poco; il nome era Dalida, e mi disse che era di origini italiane, toscana di Livorno, mi pare.


Iolanda Cristina Gigliotti in una foto del 1954
ancora sconosciuta in Italia
quando vinse il concorso per miss Egitto

Poi m'informai, internet era di là da venire, e seppi molte cose di questa cantante; di lì a poco la sua voce giunse anche da noi; ne cominciò a parlare anche l'unica rivista di musica leggera, Sorrisi e canzoni, di cui fin dal primo numero uscito nel 1951, se non ricordo male, facevo la raccolta.
Era una splendida ragazza e si fece molti fans anche qui da noi; tra questi c'ero anch'io, naturalmente, ché praticamente l'avevo scoperta.

Luigi Tenco invece lo conoscevo già prima di scoprire Dalida; dai servizi su Sorrisi, appunto; allora poi mi capitava spesso tra le mani un libriccino dal titolo Il canzoniere della Radio, (il papà di un mio amico aveva un'edicola di giornali, e quindi...) e io ero appassionatissimo di musica leggera, conoscevo tutte le formazioni delle orchestre con i loro maestri direttori e i cantanti che si esibivano in diretta alla radio; mi aiutava, Il canzoniere, ad imparare i testi delle canzoni, le date, le vite dei vari artisti.
Scoprii che Luigi era il capostipite di quei giovani che facevano parte di quella folta schiera di cantanti della scuola genovese; influenzati dai primi cantautori francesi che avevano inventato un nuovo modo di scrivere versi e metterli in musica, e cantarli alla loro maniera, Jacques Brel e Georges Brassens in primis.


Il canzoniere della Radio era una piccola rivista
che pubblicava le immagini dei direttori d'orchestra e dei cantanti
e pubblicava anche le canzoni in voga;
aveva cadenza prima mensile (fino al 1943) poi quindicinale,
e il primo numero risale all'anno 1940:
Poi fu sospesa la pubblicazione per la guerra; riprese subito dopo.

 Nacquero per caso; Luigi Tenco, dunque, e poi Gino Paoli subito al successo con le canzoni La gatta e Sassi, e la sua voce approssimativa; seguito a ruota da Bruno Lauzi, e Umberto Bindi che scrisse e interpretò magicamente quella stupenda canzone che si intitola Il nostro Concerto.  E poi, ultimo ma non ultimo, il grande Fa-brizio de Andrè.
Erano amici, tutti dotati di uno straordinario talento poetico e musicale; iniziarono a scrivere versi, si riunivano a casa dei fratelli Reverberi, Gianfranco e Giampiero, in corso Torino a Genova; si dilettavano a scrivere e strimpellare o suonare strumenti; Tenco ad esempio suonava il clarinetto in un locale, Bindi il pianoforte in un altro, tutti si davano da fare; più tardi li raggiunse Fabrizio, mentre Umberto Bindi già pen-sava di lasciarli; e andarsene per la sua strada.

Dalida è il nome d'arte di Iolanda Cristina Gigliotti, che pur essendo di origini italiane, (il padre era di Serrastretta in provincia di Catanzaro) come mi aveva detto la mia amica francese, era però nata in Egitto, a il Cairo nel 1933.
Pur affetta da una fastidiosa e antiestetica forma di strabismo (per eliminarlo subì diverse operazioni che in qualche modo anche se non totalmente riuscirono ad eliminare l'inconveniente estetico) prese parte e vinse diversi concorsi di bellezza, che la portarono al cinema. Ma lasciò l'Egitto per la Francia nel 1954, e si recò a Parigi.
Qui assunse il nome che la portò al successo; si ispirò per questo al colossal cinematografico Sansone e Dalila; ecco, gli piacque Dalila, ma presto lo cambiò in Dalida.
La sua bella voce convinse un produttore a farne una cantante; ci mise due anni ad affermarsi; nel 1956 il primo disco fu una canzone della portoghese Amalia Rodriguez, la regina del fado, e poi scoppiò la fama con Bambino, la versione francese della canzone napoletana Guaglione, che qui portò al successo Aurelio Fierro.
Fu talmente grande il successo (vendette all'epoca milioni di dischi, il suo primo disco d'oro lo meritò con la canzone) che fu ribattezzata Mademoiselle Bambino.
Seguirono dieci anni di successi, era bella, brava, affascinante; avventure e disavventure si susseguirono, si sposò, lasciò il marito, si invaghì di altri personaggi, provò altri brevi amori, ma mai niente di serio.

Nell'anno 1966, conosce Luigi Tenco.

Luigi Tenco non amava cantare, amava definirsi un compositore, e tale si considerò sempre. Era del 1938, oggi avrebbe avuto 77 anni, se ci fosse ancora, e farebbe compagnia all'unico rimasto dei suoi compagni genovesi di un tempo, Gino Paoli.
Ma la sorte volle diversamente.
La sua infanzia non fu delle più felici, la madre lo ebbe da una relazione extraconiugale con un sedicenne di una famiglia bene dove lei serviva; e si pensò bene di allontanarla non appena si seppe la cosa.
A Genova giunse che aveva dieci anni appena.






Luigi Tenco - 1938-1967

Il ragazzo amava la musica, e nel '53 a soli 15 anni mise su un quartetto con una batteria e una chitarra, con lui al clarinetto; e al banjo, indovinate chi, Bruno Lauzi, quello che diventerà famoso con la sua gran massa di capelli bianchi, gli occhi cisposi, e la sua canzone Onda su Onda.
Da Genova a Milano, dove conosce quelli che poi diverranno grandi interpreti e cantautori italiani, non vale fare nomi, li conosciamo tutti.

Si scrive alla facoltà di ingegneria, che non portò a termine, poi a scienze politiche; ma la sua passione è comporre canzoni. Compone arrangia pezzi per Gino Paoli e Ornella Vanoni, infine prova la sua voce, e canta.
Il suo primo 45 giri (I miei giorni perduti, di cui scrive testo e musica) è del 1961.
E finalmente il suo primo 33 giri che contiene la famosa Mi sono innamorato di te.
Molte canzoni sono respinte dalla RAI, censurate per i testi "non adatti".
Per la RCA incide una canzone - Un giorno dopo l'altro - che diventò un grande successo grazie al fatto che fu la sigla della serie televisiva de Le inchieste del Commissario Maigret, interpretato da Gino Cervi e Andreina Pagnani.
Un disco per L'estate del 1966 lo vede in gara con Lontano Lontano

E lontano lontano nel tempo
qualche cosa / negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto
....

ecco il link della canzone, cliccateci su, e ascoltate


Nell'anno 1966, a Roma, conosce Dalida.

Mi sono innamorato di te
perché / non avevo niente da fare
il giorno / volevo qualcuno da incontrare
la notte / volevo qualcuno da sognare...




Poche informazioni ma sufficienti; perché lo scopo di questo breve scritto è quello di descrivere il suo rapporto con Dalidà.
Che è stato sempre argomento di dibattimento; il loro amore, era vero? era di fac-ciata? oppure solo pubblicità?

Dalida, quando conobbe Tenco, aveva 34 anni, era una cantante affermata, addirittura una diva della musica leggera ricercata da impresari teatri palcoscenici di tutto il mondo; Tenco ha 29 anni.
Era agosto, Dalida è a Roma per incidere un disco; al bar della casa discografica gli presentano Luigi, dallo sguardo cupo, serio, troppo serio, ma ne è affascinata e anche lui è preso da questa donna bella e sorridente.
E' un vero colpo di fulmine; un coup de foudre, come lo chiama lei. in autunno Tenco vola a Parigi da lei, e le fa ascoltare la canzone Ciao amore ciao, e le propone di cantarla con lui a Sanremo.
Il resto è cosa nota.

Dalida forse amava veramente il cantante italiano.
Ma Luigi amava la cantante francese? Parrebbe proprio di no. In una lettera a una sua amica Valeria, nella quale lettera Luigi le confessava il suo amore, e con la quale facevano progetti di un lungo viaggio insieme in Africa dopo Sanremo, appunto, tra le altre cose descrive Dalida come
una donna nevrotica e viziata;
(in realtà la cantante francese era una donna fragile, molto fragile)

Tenco confessa all'amica che
non riusciva a farle capire niente di sé stesso,
di quello cui ambiva, niente di niente;
pare che non voglia capire...
poi ho finito col parlare di te, di quanto ti amo.
Che gran casino, vero!

E considerava il suo rapporto con la cantante francese un'assurda faccenda.
Tesoro, (le scriveva)  
avremo i giorni e le notti tutte per noi:
potremo parlare, prendere il sole, fare l'amore,
dimenticare i problemi che abbiamo vissuto,
le angosce, i momenti bui.

Eppure...
...  s'era sparsa la voce che Tenco e Dalida avessero deciso di sposarsi subito dopo il festival di Sanremo in cui cantavano la stessa canzone scritta dal cantautore italiano.
Eppure...
... il capodanno del 1966 Tenco si esibisce alla Casina Valadier a Roma, in sala c'è Dalida; poi lei va via e lo aspetta in albergo dove dopo lo spettacolo Luigi la rag-giunge, e passano insieme l'ultimo dell'anno; l'ultimo capodanno della vita del cantante; ma Tenco è molto nervoso, forse non sopporta l'attenzione dei presenti, dovunque andassero, solo per la bella cantante francese.


Di quell'altra, la famosa quanto "misteriosa fidanzata  segreta", si sapevano e non si sapeva. Anche perché Tenco non ne volle mai parlare; neppure ad una domanda di un giornalista che lo intervistava, sempre a Sanremo di quell'anno, fatidico per lui, rispose scocciato sono affari miei.
Che Dalida sapesse di questo sua amore? Forse, tanto che a fronte della sua morte disse pubblicamente che Luigi la amava davvero, quella ragazza, e tantissimo. E che la causa del suicidio non era proprio quello che si diceva nelle "tante chiacchiere che si facevano"; facendo sottendere, o lo disse chiaramente, che si doveva a quella donna il suicidio.
E aggiungeva: io gli volevo bene davvero, mi piaceva stargli vicino, era buono, io gli volevo molto bene.

Quindi: Dalida lo amava!? Forse si, o forse era solo una specie di innamoramento, una lunga profonda infatuazione; sicuro era che ne cercava la compagnia in ogni momento, dovunque fossero.
Ma Luigi, così sembra, amava un'altra.
Per lui - ebbe a dire la sua mamma - la cantante francese era un'amica, solo una amica; era troppo diva per lui, che amava le cose semplici... disse anche che non andavano affatto d'accordo.
Eppure davanti a tutti...
Eppure tutti coloro che li conoscevano, che erano intorno a loro, erano divisi s questo argomento; che poi è stato il più importante della loro giovane vita. La pensavano diversamente, c'era chi diceva - e ne era convinto - che si amassero profondamente; un'altra parte, al contrario, la pensava diversamente; quello non era amore, era un'altra cosa.

Renzo Parodi, un giornalista genovese che seguiva i due, scrive: ... era una storia d'amore cominciata qualche mese prima, una storia molto bella. Lo vedevo molto convinto, Luigi, di quella nuova compagna. Non ricordo se parlò mai di matrimonio, sull'argomento entrambi in linea di principio eravamo contrari...

Potremmo andare avanti con le varie opinioni; che Dalida fosse presente quando si sparò, che gli sparasse lei per gelosia, che lo amasse alla follia, non ricambiata, che lui pensasse all'altra, che si uccise per essere stato eliminato dalla finale a favore di una canzone scema e scipita come Io tu e le rose cantata da Orietta Berti...; che, che , che... ma l'essenziale lo abbiamo detto.


Dalida in una sua tipica posa
durante una esibizione canora


Eppure...
... cinque anni prima, e sembra un secolo prima, aveva scritto una canzone indimenticabile, che a leggerla dopo la sua morte, e non conoscendo la data della sua composizione, poteva credersi essere stata scritta e dedicata al suo amore impossi-bile Dalida.

Mi sono innamorato di te
perché / non potevo più stare sola
il giorno / volevo parlare dei miei sogni
la notte / parlare d'amore

Ed ora
che avrei mille cose da fare
io sento i miei sogni svanire
ma non so più pensare
a nient'altro che a te

Mi sono innamorato di te
e adesso /non so neppure io cosa fare
il giorno /mi pento d'averti incontrato
la notte /ti vengo a cercare.


Nell'anno 1967 finisce la sua vita.
Nell'anno 1967 finisce l'amore con Dalida.

Al Festival di Sanremo Luigi presenta, come abbiamo detto, Ciao amore ciao, che non ha fortuna e viene eliminata. a vincere è il reuccio della canzone, Claudio Villa.
Come usava in quegli anni le canzoni venivano presentate in due versioni, da due interpreti diversi; la canzone Ciao amore ciao, dopo Tenco viene ripetuta proprio da Dalida.
Si fanno le votazioni e la canzone non ha il plauso del pubblico votante; viene esclusa dalle finaliste perché si piazza al dodicesimo posto; partecipa al ripescaggio, altro meccanismo inventato dagli organizzatori; neppure qui Tenco ha fortuna, viene ripescata la canzone di Gianni Pettenati dal titolo "La rivoluzione" (della quale si sono perse le tracce, mentre Ciao amore ciao, che pur non essendo tra le migliori scritte dal cantautore, si canta ancora oggi).


Eccolo Tenco a Sanremo nel 1967
mentre presenta la sua canzone Ciao amore ciao


Ci sarebbe molto da raccontare sulle ore che precedono la serata di Sanremo e la morte del cantante; ma lo spazio non ce lo permette; quindi andiamo avanti per la nostra strada.

Sembra, dicono, che il cantante fosse preso da un profondo sconforto; va a cena con Dalida, ma lascia il ristorante per andarsene in albergo;  e che qui, trovandosi solo nella sua stanza, si sia tirato un colpo di pistola alla testa.
I dati: Hotel Savoy camera 219; lo trovò a terra in un lago di sangue, Lucìo Dalla, che entrò per primo nella dependance dell'albergo; poi accorse anche Dalida che aveva condiviso con lui la gioia di Sanremo e una bella canzone, e lo sconforto per il risultato negativo.
Le autorità di polizia "decidono" immediatamente per il suicidio.
Non manca neppure il fatidico foglio con le sue ultime parole; scritto a mano (la perizia della grafia fatta però solo nel 1990, cioè ben 23 anni dopo la sua morte, la attribuisce al cantante) che detta:

Io ho voluto bene al pubblico italiano
e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita.
Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro)
ma come atto di protesta contro un pubblico che manda 
"Io tu e le rose" in finale
e ad una commissione che seleziona La rivoluzione.
Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno.
Ciao. Luigi.

Dalida torna a Parigi e riprende i suoi giri per il mondo.
Nello stesso anno si trova nello stesso albergo dove aveva passato giorni belli con Luigi Tenco, e tenta il suicidio anche lei, salvata per caso dall'arrivo di una cameriera. Tentò ancora una volta di togliersi la vita, dieci anni dopo, senza riuscirci.

Passano altri dieci anni. è il 1987.
E' un sabato pomeriggio, il due di maggio, e fa molto freddo. Dalida rimanda un servizio fotografico adducendo come scusa il troppo freddo che la faceva star male.




La cantante da qualche tempo non è più la stessa, è sempre triste, Luigi è sempre nella sua mente; soffre di una depressione che la accompagna da parecchio.
Esce dall'albergo, dice alla cameriera che va a teatro ma dopo alcuni giri della città con la sua macchina, decide per recarsi a casa sua, in Montmartre. Qui non sappiamo che cosa fa, forse gira e rigira per casa senza darsi pace, ossessionata com'è da tempo da una perdita di interesse per tutto ciò che la riguarda, il suo umore è sempre più scuro, da tempo non mangia o mangia di malavoglia, non dorme più... 
Si sdraia sul letto, probabilmente passa una notte insonne, e sul far del mattino  decide di farla finita e ingerisce barbiturici.
E' il 3 di maggio.
 Sarà sepolta nel cimitero di Montmartre.




Questa è la statua di Dalida
che si trova nel cimitero di Montmartre a Paris
(autore lo scultore Aslan)
il quartiere dove la cantante ha abitato a lungo e dove si è tolta la vita.
La cantante ha inciso 140 milioni di dischi.



Come nel caso di Luigi, accanto al corpo viene trovato un foglietto con poche parole:
Pardonnez-moi,
la vie m'est insupportable
(Perdonatemi, la vita mi è insopportabile)


marcello de santis





11 commenti:

  1. Marcello, il tuo modo di scrivere e raccontare, è straordinario. Non sono riuscite a distrarmi e ad interferire nella lettura ... nemmeno le canzoni di Tenco che, nel frattempo, risuonavano nella mia mente. Bravo ! Grazie !

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    1. ti ringrazio vincenzo mi fa piacere il tuo complimento

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    2. Anna alfano04:50

      Grande Marcello i tuoi saggi bevuti tutti dun fiato appassioni il lettore bravo!!

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  2. Anonimo16:18

    Bravissimo Marcello, mi ha appassionato rileggere la storia di quei due e comunque per me Tenco (che io ho ammirato e ammiro profondamente e che per me era un validissimo talento musicale misconosciuto) è stato ucciso. Da chi? Questa è un'altra storia. Grazie ancora e ad majora! Sandro

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    1. non potevi mancare caro sandro, come sempre, grazie un caro saluto

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  3. Anonimo00:27

    Davvero molto interessante ed istruttivo, precisa la ricostruzione !
    Adele Libero

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  4. Si, I tuoi racconti si leggono d'un fiato, fluidi e musicali come anche in questo caso. Hai dato anche qualche notizia che non conoscevo. Dalida e Tenco due artisti sfortunati nel loro ostinarsi a credere in una Idea. A questi aggiungerei anche Sergio Endrigo, forse a lui lo salvò il suo umorismo a molti sconosciuto. Ciao

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  5. Si, I tuoi racconti si leggono d'un fiato, fluidi e musicali come anche in questo caso. Hai dato anche qualche notizia che non conoscevo. Dalida e Tenco due artisti sfortunati nel loro ostinarsi a credere in una Idea. A questi aggiungerei anche Sergio Endrigo, forse a lui lo salvò il suo umorismo a molti sconosciuto. Ciao

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  6. grazie alberto, a presto

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  7. Bello questo racconto, poi la radio "Geloso" una vera chicca... grazie

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  8. Anonimo02:00

    Bravo Marcello, la storia scorre avvincente più di un racconto, ci fai capire non solo "cosa accadde", ma anche quali erano i catteri ed i pensieri dei protaginisti. Avrai fatto molte ricerche, complimenti.
    Nel '67 io ero ancora piccolina, ascoltavo lo Zecchino d'Oro, non Sanremo; nell '87 ero già sposata e ricordo benissimo che in quell'occasione venne tirato fuori dal baule dei ricordi di tutto e di più: anzhe le canzoni di Tenco che io... conoscevo! Si eranno tramandatae, attraverso trsmissioni radio e TV, concerti dei cantautori, Dalidà stessa, e così via.
    Grazie per questo tutffo nel passato, Marcello.
    CIAO
    Rosella

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