04 ottobre 2017

"Mi fido del mare" di Carla de Angelis - recensione a cura di Vincenzo Capodiferro

“MI FIDO DEL MARE”

Il profondo contrasto tra gli elementi – terra ed acqua – nella poesia di Carla de Angelis


Carla De Angelis è nata a Roma e vive nella Capitale. Da tempo è impegnata nella produzione di opere letterarie: poesie e racconti, ma anche saggi. È presente in diverse antologie. Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Salutami il mare” (2006); “A dieci minuti da Urano” (2010); “I giorni e le strade” (2014). Saggi: “Diversità apparenti” (2007); “Il resto (parziale) della storia” (2008); “Il valore dello scarto” (2016). L’ultima raccolta “Mi fido del mare” è stata pubblicata da Fara, Rimini 2017. Come scrive Alessandro Ramberti nella prefazione: «La sua poesia è semplicemente carica di vita, una vita che sa offrire al lettore con un rispetto ed un decoro pulsanti, in grado di fotografare in profondità, ma senza “violare”, capace di donare musica, ma senza cullare …. La poesia, come la preghiera, ha bisogno di silenzio, di raccoglimento che spesso (ci confida Carla nella Introduzione) è notturno». Leggiamo qualche verso significativo: «Un atomo di pensiero scompiglia i capelli:/ tutti – parlando di un mondo futuro - / bruciano ogni tentativo di normalità», ed ancora: «(non è il vuoto che fa paura è la sofferenza/ di chi sta accanto a rendere insopportabile/ anche il respiro». Accanto a questi motivi di agonizzante esistenzialismo si erge forte un contrasto tra gli elementi, tra terra ed acqua, terra e mare. Ce lo fa intendere forte questo verso: «Vizi e virtù sono/ in attesa di un nuovo diluvio». La terra rappresenta il finito, il normale, ma anche la routine, la quotidianità, la perdita di senso di tutte le cose. Le virtù tendono a trasformarsi in vizi, a lungo andare … Il mare, invece, rappresenta la libertà, la liquidità (si parla oggi tanto di “società liquida” prendendo in prestito a Bauman), la creatività … la creazione passa attraverso il diluvio. La terra attende ansiosa un nuovo diluvio. La terra è stanca, non produce più, è fatta vecchia! Carla De Angelis ci offre degli specchi di realtà. L’anima è come il mare, le cui onde riflettono le spiagge inondate di gente che passa, lascia le orme per un brevissimo tempo, prima che tutto sia ricancellato dalle onde del temporalismo. “Mi fido del mare” è uno slancio romanticheggiante verso l’Infinito: ricordiamo Leopardi, quel «E il naufragar m’è dolce in questo mare». La poetessa si fida del mare, cioè di una realtà liquida, che può trasformarsi in qualsiasi cosa – ci viene in mente, a proposito, l’Acqua di Talete, il grande Oceano di Esiodo. «Vedere il mare che non ha più lacrime/ costretto a morire insieme a cento a cento/ costretto a proseguire tra le ferite/ di chi sfinito si lascia inghiottire»: molto forte il tema dell’immigrazione. La tomba del mare nasconde il dramma dei popoli: il mare nostrum diventa a volte il mare ostile, ma non è colpa del mare! Il mare è contrasto: «È carne o pesce, terra o mare?». Il mare a volte si riflette nella terra, come nell’immagine, quasi vangoghiana del mare di grano: «- il grano maturo sembra mare/ ma profuma di pane -». La terra è terra. C’è il tema forte dell’alienazione del lavoro e lo slancio vitale verso la fluidità cosmica, alla ricerca come Ulisse dantesco senza porti né riporti verso i confini sconfinati, gli orizzonti senza fine. La contrapposizione tra terra e mare è quella tra certezza e fantasia – ricordate il 68: la fantasia al potere! – tra reale e surreale. Molto bello, infine, quel tocco ungarettiano: «Io non ho voglia di andare, resto a casa/ aspetto», che ci ricorda il Natale: «Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade …». È una poesia che ritrae piccoli gesti, a volte inconsueti, però è semplice, riporta gli stati immediati di coscienza, i quali si intrecciano e sprofondano nei profondi meandri del mare della psiche. Le contraddizioni si risolvono solo nel mare, nell’appallottolarsi e infrangersi delle onde che si scagliano sugli scogli della terra forte. Una lettura bella: ci lascia riflessivi ed attenti, pronti a confrontarci con l’infinito. Chiudiamo con la postfazione di Gastone Cappelloni: «Leggere Carla è rivisitare la storia che è stata scritta per non dimenticarci chi siamo, la riscoperta di un vissuto che rimane, che ci siede accanto accompagnandoci ad abbracciare il futuro grazie al passato».

Vincenzo Capodiferro

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

I GIORNI DI PASQUA NEI BENI DEL FAI IN LOMBARDIA Picnic, giochi all'aria aperta e visite speciali per tutta la famiglia domenica 31 marzo e lunedì 1aprile 2024

                                                       I GIORNI DI PASQUA NEI BENI DEL FAI IN LOMBARDIA Picnic, giochi all'aria aperta e...