18 aprile 2018

Il TRACTATUS PSYCHO-PHAENOMENOLOGICUS Dalla “Selva oscura” – anima materiale – al “Castello interiore” – anima spirituale di Vincenzo Capodiferro


Il TRACTATUS PSYCHO-PHAENOMENOLOGICUS
Dalla “Selva oscura” – anima materiale – al “Castello interiore” – anima spirituale
di Vincenzo Capodiferro

È stato pubblicato da poco il “Tractatus Psycho-Phaenomenologicus, Dalla “Selva oscura” - anima materiale - al “Castello Interiore” - anima spirituale” dell’autore Vincenzo Capodiferro dall’editore GDS di Vaprio D’Adda di Iolanda Massa.
Il libro, che è una vera e propria “Fenomenologia dell’anima”, è un testo unico nel suo genere. Tenta di coniugare la fenomenologia husserliana con la psicologia razionale, pur non trascurando marcati riferimenti alla psicologia moderna, in particolare all’approccio freudiano, sebbene in chiave critica. Il testo si divide in quattro parti, dedicate ognuno all’anima materiale, all’anima psichica, all’anima pratica ed all’anima spirituale. L’impianto è squisitamente filosofico, ma non mancano tagli metafisici di recupero dell’antica psicologia, la “scientia sui”, che faceva capo alla ricerca interiore, inaugurata da Socrate e proseguita nel Redi agostiniano. In questo contesto si inserisce anche una dissertazione sull’immortalità dell’anima, la quale riparte dalle prove platoniche e prosegue attraverso il Cogito cartesiano fino alle ultime effusioni moderne. Un forte richiamo naturalmente va al romanzo filosofico hegeliano de La Fenomenologia dello Spirito. Il Tractatus Psycho-phaenomenologicus in realtà fa parte di una grande trilogia, di cui il primo tassello è già uscito alle stampe nel 2015 per l’editore Bibliotheka di Roma, dal titolo Noetica. Ricerca sull’infinita mente. Il secondo tassello all’inizio era nato come la Psichica, cioè la ricerca sulla mente finita o anima razionale, ma poi è stato completato con una trattazione completa sugli “strati” dell’anima, confluita interamente nel Tractatus. Il terzo tassello, invece, ancora in via di elaborazione, riguarda la Filosofia della Natura ed aveva come titolo iniziale Perifisica, in omaggio alla tradizione presocratica. Ma questa è ancora un’altra storia infinita. Si tratta di tre grandi parti della ricerca filosofica inerenti in ordine alla Filosofia dello Spirito Infinito o Nous, ed al suo oggetto, la Res, o Cosa, alla Filosofia dello Spirito Finito, o Anima ed alle sue diverse stratificazioni, a partire appunto dall’immagine dantesca della “Selva Oscura”, che sta per l’antica Yle, o materia prima, fino a giungere all’immagine teresiana del “Castello Interiore”, che sta per anima razionale. Infine la Filosofia della Natura riprende le antiche considerazioni dei presocratici per giungere ad una rilettura moderna in chiave creazionistica del problema della Prima Antinomia kantiana del cominciamento cosmico. Vediamo velocemente le parti:
PARTE A - L’ANIMA MATERIALE. Studiata dall’ILICA. Si discute della possibilità che la materia tout court, cioè non solo quella organica, ma anche quella inorganica possa essere dotata di una certa “anima”, cioè della tesi animista o panpsichista. Il tentativo di risolvere il problema porta all’elaborazione di una teoria intermedia tra l’atomismo materialistico democriteo e il monadismo spiritualistico pitagorico-leibniziano.
PARTE B - ANIMA PSICHICA. Studiata dalla PSICHICA. Si tratta naturalmente non della psicologia, ma in senso stretto della gnoseologia, riprendendo la discussione delle facoltà noetiche – senso, intelletto, ragione – già ampiamente trattate nella “Noetica”, però applicati all’intelletto finito e non a quello infinito o Nous ed al suo perenne oggetto, cioè la Cosa, il “Tì” o Res.
PARTE C – ANIMA PRATICA. Studiata dalla FRONETICA. In questa parte non si tratta più della nota “psicologia senz’anima”. Il discorso sulla fenomenologia dell’anima implica necessariamente la considerazione della persona umana come soggetto universale, il “Tìs” dei Greci, o il Qui e non solo il Quid. Si delinea così il regno dei fini della “Ragion Pratica”, intesa però non in senso morale, ma puramente psicologico.
PARTE D – ANIMA PNEUMATICA. Studiata dalla PNEUMATICA. Nell’ultima parte si tratta dell’anima spirituale con un approccio squisitamente fenomenologico. Naturalmente si ripercorre in parte la teoria dello spiritualismo angloamericano a noi cara. Si espongono diverse tesi: materialista, spiritualista, evoluzionista, … fino a giungere al pieno riconoscimento della spiritualità ed immortalità dell’anima pneumatica.
Questo lavoro vuole offrire lo spunto per un cammino spirituale interiore, che parta da dentro di noi, varcando le porte esterne corporali, per giungere nelle più intime sale di quello che Santa Teresa d’Avila definiva il Castello Interiore. E ci accorgeremo che dentro di noi c’è un altro mondo, parallelo a quello esterno. Noi siamo, come anche gli Umanisti professavano, viventi Microcosmi, Specchi dell’Assoluto, e della sua Eterna Città, che è l’Universo. Il nostro Castello interiore rimanda dunque al Re del Mondo, perché è una sua creazione, ma rimanda anche al Castello universale. Ed ogni castello ha un fuori ed un dentro. Sono due mondi diversi. Con ciò non si vuole affermare un dualismo tra anima materiale ed anima spirituale, ma non possiamo non ammetterne una distinzione. Come sosteneva Leibniz, siamo come Monadi viventi, che guardano la stessa Città, l’Universo, da punti diversi – il prospettivismo. La Città Eterna è la stessa, da sempre, ma una è la Città di Dio, come sostiene Agostino, l’altra è la Città terrena. Due amori fecero le due città: l’amore di Dio fino al disprezzo di sé fece la città celeste, l’amore dell’io fino al disprezzo di Dio fece la città terrestre. Ma queste due città che cosa sono, se non l’anima materiale e l’anima spirituale? Il Tractatus parte dalla Materia prima, o dalla Foresta Nera, e procede in un cammino spirituale, attraverso la guida della Ragione (la “lampada dei miei passi”, cioè la scintilla della Luce divina), per giungere fino alla Massima Deità, la “Latens Deitas” come la definisce Tommaso nell’”Adoro Te devote”, «Quae sub his figuris vere latitas». L’ineffabile Deità si nasconde dietro le forme, le figure, il puro fenomeno. la pura Deità è latitante. il cammino parte non a caso dalla dantesca “Selva Oscura”, cioè dagli inferi, per giungere al paradiso del Castello interiore, ove risiede il Re dell’anima, che è Dio stesso in persona. D'altronde questi cammini spirituali sono stati compiuti da Dante, ma anche da Virgilio: ricordiamo il viaggio di Enea all’Ade, o da Omero, che si trasfigura nella figura di Ulisse. Ma possiamo anche ricordare il cammino platonico di risalita dalla Caverna fino al Sole di Giustizia. Così il fondo dell’anima, riprendendo l’antica mistica tedesca, è Dio stesso. Noi siamo Dio. Siamo la dimora vivente e santificante ove risiede l’Altissimo. Il Tractatus intende offrire uno stimolo alla considerazione sull’anima. Noi siamo anime viventi, incarnate in corpi viventi, non morti, ma mortali. L’immortale e il mortale si uniscono in una specie unica, nella “Copula Mundi” come la definisce Marsilio Ficino, esperimento sublime della Sacrosanta Deità: un essere unico, irripetibile, un capolavoro dell’Assoluto. Noi, edifici viventi, siamo il capolavoro di questo Grande Ingegnere, questo Architetto Antichissimo, che ci ha plasmato e vivificato, come palazzi viventi. E le moderne teorie, come quelle dell’Intelligent Design, e del Principio Antropico, pur non essendo trattate direttamente in quest’opera, non fanno che confermare questa tesi di fondo.
V.C.

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